Chiesa dei Santi Prisco e Agnello

Nonostante le forme imponenti della chiesa dei Santi Prisco e Agnello, dirigendosi verso Sorrento quasi non ci si accorge della sua presenza; percorrendo al contrario la statale, invece, non passano inosservati l’alto campanile e la facciata barocca, introdotti da una scalinata in pietra vesuviana.
Non si conosce con esattezza la data di costruzione della chiesa che in origine era intitolata al solo San Prisco e intorno al XIII-XIV secolo si presentava come una cappella “estaurita”, ovvero di fondazione e gestione popolare, dalle ridotte dimensioni.
Come si evince da alcune relazioni delle visite pastorali del XVI secolo la parrocchiale di Sant’Agnello, a quell’epoca, mostrava già una pianta a croce latina, con abside e tre cupole.
Nel Seicento l’interno della chiesa subisce i primi lavori di risistemazione e la facciata viene dotata di tre ingressi, uno per navata, che sostituiscono l’unica apertura centrale.
A quel secolo risale la decorazione del soffitto a cassettoni lignei con tre teloni del pittore napoletano Giuseppe Castellano (c. 1660-1725), seguace del più anziano Francesco di Maria e come lui portavoce di un gusto “classico”.
I dipinti rappresentano una Lavanda dei piedi (verso l’ingresso), una SS. Trinità con la Vergine e i Santi Prisco e Agnello (al centro) ed un’Ultima Cena (verso l’altare), firmata e datata 1690. Tuttavia gli arabeschi in oro zecchino che incorniciano le tele appartengono ad una fase successiva, quella che documenta gli interventi di rifacimento ottocenteschi.
Nel periodo 1840-1870, infatti, la chiesa assume l’attuale veste neoclassica e scompaiono in buona parte le preesistenze settecentesche, in particolare la ricca ornamentazione in stucco e il pavimento in riggiole patinate a fuoco.
Sopravvivono però pregevoli opere sia del Seicento che del Settecento:

  • i dipinti di Giacomo de Castro, allievo di Battistello Caracciolo (Napoli 1578-1635), conservati nelle cappelle laterali (lo Sposalizio della Vergine e l’Annunciazione a sinistra; San Giovanni Evangelista e San Michele a destra);
  • le sculture seicentesche in legno dorato e dipinto dei Santi Prisco e Agnello (in fondo alla navata sinistra); l’altare maggiore in marmi commessi, preceduto da un’elegante balausta che reca incisa la data 1733.

Un altro altare degno di nota è quello dell’ultima cappella a destra che si caratterizza per il bel paliotto a motivi floreali, resi con marmi policromi e pietre dure, attribuito alla bottega dello scultore e architetto Dionisio Lazzari (Napoli 1617-1689).
Nella stessa cappella è stato sistemato un pavimento in opus sectile di epoca romana (I secolo d.C.) che alterna marmi di forma quadrata e triangolare, proveniente, con ogni probabilità, da una delle villae maritimae della costa sorrentina (vedi la scheda della Bagni Regina Giovanna Sorrento e ruderi di Villa Pollio Felice a Sorrento).
All’altare maggiore è posta una grande tela raffigurante la Vergine con il Bambino e i Santi Prisco e Agnello, dipinta nel 1875 da Gustavo Mancinelli (Roma 1842-Napoli 1906) su disegno del padre Giuseppe (Napoli 1813-1875), che ricorda la reintitolazione della chiesa al Cuore Purissimo di Maria e ai Santi Prisco e Agnello avvenuta nel 1827.
Dietro alle figure dei due Santi imploranti la Vergine si intravedono gli agrumeti sorrentini e il golfo con Punta Gradelle, animato da alcuni velieri che prendono il largo.

Realizzata da: Assunta Vanacore (consulenza storico-artistica)