Cattedrale dei Santi Filippo e Giacomo

(Duomo di Sorrento)

Lungo il Corso Italia a Sorrento, un piccolo slargo, raggiungibile anche da via Pietà, accoglie la facciata della Cattedrale dei Santi Filippo e Giacomo, posta di fronte al Palazzo Arcivescovile.
A pochi metri si staglia la mole del rosso campanile che si compone di cinque piani, tre dei quali alzati nell’XI secolo e gli ultimi due nel Settecento.
Negli anni venti del secolo scorso la facciata della cattedrale sorrentina, distrutta da una calamità naturale, venne completamente rifatta e ricoperta di mattoncini di marmo, imitando i frontali delle chiese romaniche.
L’alto pronao, sorretto da due colonne di spoglio, introduce a uno splendido tamburo ligneo istoriato (Storie della Chiesa e della Comunità sorrentina), realizzato nel 1989 da abili intarsiatori locali.
Con ogni probabilità la chiesa dei Santi Filippo e Giacomo assunse la dignità di cattedrale nel XV secolo, quando la primitiva cattedrale di Sorrento, sorta fuori le mura già nel I secolo d.C., risultava ormai decaduta. A quel periodo risale la costruzione del portale laterale (1478) che mostra nell’architrave gli stemmi di Sisto V, dell’arcivescovo De Angelis e della casa di Aragona.
L’interno, a croce latina e tre navate, custodisce opere di grande pregio appartenenti ad epoche e correnti artistiche diverse, dalle più antiche lastre marmoree del X-XI secolo, recuperate dalla prima cattedrale, al coro in legno intarsiato degni inizi del Novecento. Appena entrati, sulla destra, si incontrano un pluteo altomedievale con una leonessa, rimaneggiato nel XV secolo, e più indietro, nella prima cappella, il sacro fonte al quale fu battezzato il poeta Torquato Tasso (1544-1595). Nella stessa cappella si conservano dodici formelle trecentesche, di incerta provenienza, raffiguranti gli Apostoli e l’Annunciazione, che incorniciano un rilievo marmoreo del Redentore (1522). Percorrendo la navata destra si scorge, in fondo, un bel Crocifisso ligneo del Quattrocento che sormonta il seicentesco altare in marmi commessi della cappella a lato del presbiterio, le cui pareti di un blu oltremarino sono il risultato di un recente intervento di restauro. Lungo la navata maggiore, nell’ultima campata a destra, un pulpito in marmo, finemente lavorato a bassorilievo, ospita una Madonna con il Bambino tra i Santi Giovanni Battista ed Evangelista di Silvestro Buono (pittore napoletano documentato dal 1551 al 1598). I due pregevoli manufatti, insieme al trono arcivescovile in marmi policromi che si trova sulla sinistra, si inseriscono in quell’opera di ammodernamento promossa dall’arcivescovo Lelio Brancaccio nel 1573.
A un altro arcivescovo, Filippo Anastasio (1699-1724), si deve invece la decorazione dei soffitti della navata centrale e del transetto che rappresentano degli interessanti esempi di arte barocca: due teloni con motivi floreali di Francesco Francareccio racchiudono, nella navata centrale, tre dipinti (I martiri sorrentini Quinto, Marco, Quartilla e Quintilla e i vescovi patroni) dei fratelli Oronzo e Nicola Malinconico e nel transetto altrettanti dipinti di Giacomo Del Po (Assunzione della Vergine, San Filippo e San Giacomo).
Alle pareti della sacrestia, a cui si accede dalla seconda campata sinistra, si vedono i ritratti dei vescovi sorrentini, succedutisi negli ultimi duecento anni.

Realizzata da: Assunta Vanacore (consulenza storico-artistica)